Il cerchio della vita

Con la coscienza che siamo un’unità chiamata umanità, dove possiamo andare tutti assieme, mettendo in coerenza i nostri cuori e le nostre menti, in un intento comune di armonia e pace?
Questa domanda non è certo nuova, né forse originale, ma di certo provare a dare una risposta è ancora, e sempre di più, un imperativo per tutti noi.
Siamo davvero convinti che dal tipo di risposta che daremo, decideremo quale futuro e quale mondo, lasceremo a chi verrà dopo di noi, ai nostri figli e ai nostri nipoti.
Di ciò che ci differenzia gli uni dagli altri , ne siamo perfettamente a conoscenza , siamo perennemente in contatto con una realtà di divisione, tra popoli, stati, razze, ceti sociali, religioni, filosofie, educazione ecc….
Eppure, siamo tutti parte di un unico corpo, di un’unica umanità, abbiamo sogni, bisogni e desideri comuni, siamo tutti alla ricerca di una personale felicità, e se ci prendiamo il giusto tempo e il giusto atteggiamento per farlo, potremmo molto facilmente constatare che sono di gran lunga molti di più i punti che abbiamo in comune che non quelli che all’apparenza ci separano.
Abbiamo tutti bisogno di realizzare noi stessi e di sentirci amati, abbiamo bisogno di essere in connessione con la vita, di aprire una comunicazione appagante con essa.
Questi aspetti ci uniscono tutti, in modo trasversale, da sempre. L’umanità è una, ma soffre di personalità multipla, è una, ma pensa di essere tante, il nostro problema collettivo, è un problema di identità, di chi pensiamo di essere.

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Il nostro corpo è un esempio perfetto di comunità globale, ognuno di noi si considera una singola entità, dimenticando forse, che siamo composti da miliardi di cellule, ognuna con la sua vita individuale.
Ogni singola cellula infatti potrebbe essere paragonata ad un essere umano in miniatura, con il suo “sistema nervoso”, il suo “sistema riproduttivo”, il suo “sistema di eliminazione” ecc…
Di fatto siamo un consorzio di tante vite che ci compongono, ci pensiamo come un “noi”, ma “noi” è un composto di miliardi di differenti vite ,la somma di tutte, e quel qualcosa in più, quel che definiamo “noi” appunto. Neppure se potesse farlo, una singola cellula potrebbe soltanto immaginare quello che noi definiamo un essere umano. Ciò che tutte assieme creano è qualcosa che và aldilà delle singole capacità di ognuna. Potremmo davvero per un attimo chiudere gli occhi e riflettere su questo punto:
Ciò che definisco me stesso, è una forma dove tante vite si combinano tra loro, nascono e muoiono, ciò che definisco me stesso, è letteralmente una forma, attraversata dalla vita.

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Esattamente come l’umanità, un unità attraversata da tutte le nostre vite. Noi siamo cellule di questa unità, e come accade nel corpo umano, quando le cellule dimenticano di essere connesse le une alle altre, quando perdono la comunicazione armoniosa tra esse e con l’unità, si viene a creare ciò che chiamiamo tumore o malattia.
La comunicazione è guarigione. Quando le parti comunicano in modo proficuo tra di esse, abbiamo come risposta una relazione armoniosa, sia che parliamo di cellule, che di persone, coppie, amici, o nazioni.
La comunicazione è la guaritrice della divisione.
Le differenze tra di noi, sono una ricchezza da valorizzare, tornando all’esempio del corpo umano, dentro di noi ci sono cellule epatiche, cellule cardiache, cellule nervose, tutte diverse, ognuna all’interno della sua comunità, ma tutte predisposte ad un movimento verso il bene collettivo.
Non dobbiamo fonderci in un’unica idea, un unico credo, un unico sistema o tradizione, ma condividere ciò che ci unisce, entrare in comunicazione con noi stessi, con gli altri e con la vita.
Ognuno nella sua splendida diversità, con la coscienza di far parte di questa unità chiamata umanità.
Carlos Barrios, forse il divulgatore con più autorità sulla cultura e sulla tradizione maya, rispetto alle profezie degli stessi riguardanti il momento storico che stiamo vivendo, in una sua intervista ci dice questo:
“Viviamo in un mondo di polarità, giorno e notte, uomo e donna, positivo e negativo. Luce ed oscurità hanno bisogno l’una dell’altra, rappresentano un equilibrio. In questo periodo specifico il lato oscuro è assai forte, ed i suoi rappresentanti mantengono saldamente la propria visione, priorità e gerarchia. Dal lato della luce tutti pensano di essere i più importanti, che le loro visuali o quelle dei loro gruppi siano la chiave, c’è competizione, divisione, dispersione ed assenza di un unico obiettivo.
Sviluppatevi secondo la vostra tradizione e date ascolto al cuore, ma ricordate di rispettare le diversità e di perseguire l’unità.”
Queste parole sono perfette per riassumere dei concetti che ci sono molto cari.
Tante persone lavorano e si adoperano per lo sviluppo della coscienza, ognuno con le sue tecniche, conoscenze, credi e filosofie, ma troppo spesso ognuno lo fa separatamente, in piccoli gruppi, sovente in antagonismo con gli altri, deprezzandosi vicendevolmente e indebolendo inevitabilmente i messaggi veicolati.
Ognuno pensa che non sia compito suo, che stia già facendo abbastanza, meglio di tanti altri, o perlomeno che importante è pensare a se stessi e alla propria famiglia.
Questa visione ci accompagna almeno da quando i libri di storia iniziano a raccontarci le nostre origini, è il risultato è facilmente osservabile, aprendo i giornali o le tv, e vedendo i cicli e i ricicli che accompagnano le vicende dell’umanità, troppo spesso intrise di crisi, guerre, violenze e soprusi perpetuati gli uni verso gli altri.
Se non siamo disposti a cambiare niente di ciò che facciamo di solito, di pensarci in modo diverso di come ci pensiamo quotidianamente, la risposta non può essere diversa da quella che vediamo ogni giorno davanti ai nostri occhi. Pensare alla propria famiglia, vuol dire pensare di creare un ambiente armonioso dove possa prosperare, dove tutti stiano bene, dentro e fuori di essa. Pensare di poter essere divisi dagli altri, e come pensare che all’interno del nostro corpo, ogni organo lavorasse per se senza curarsi dell’equilibrio dell’intero organismo. Se accettiamo questa visione parziale di noi stessi e delle nostre relazioni, continueremo a partecipare alla malattia della nostra società, e tutti alla lunga ci ritroveremmo davanti alle sue conseguenze.
Come cita in maniera evocativa e diretta, il titolo di una canzone di un gruppo inglese ,( i manic street preachers), “Se tolleri questo, i tuoi bambini saranno i prossimi”. Appunto.
Possiamo cominciare a rispondere a nuove domande, più interessanti di quelle che ci siamo posti fino ad adesso, possiamo veramente guardarci e muoverci per quello che siamo, un consorzio di vite accomunate da un medesimo destino, una medesima forma, che se cosciente di questo, può realizzare e pensare ciò che è stato impensabile e inimmaginabile finora.
La coscienza è una, indicata da tante dita, questo è uno degli insegnamenti comuni a tante culture, da quella aborigena, a quella nativo americana, di quella hawaiana e di quella andina. Il problema di tanti praticanti delle svariate vie e percorsi personali, è quello di pensare che le dita siano la coscienza. E associandoci al concetto di Carlos Barrios, che il proprio dito sia quello più importante.
Se per un attimo alziamo lo sguardo dalle nostre dita e intrecciamo le mani connettendoci assieme, allora potremo rispondere davvero alla domanda iniziale, o perlomeno provare a farlo.
Tante iniziative e tanti studi recenti si muovono in questa direzione, siamo all’inizio di questo percorso, e siamo ancora dei pionieri in questo ambito, ma è di certo la strada da percorrere, se vogliamo lasciare questo mondo un po’meglio di come l’abbiamo trovato per chi verrà dopo di noi, seguendo un agire naturale e cosciente. Lo scorso ottobre, abbiamo avuto la fortuna di organizzare e partecipare ad un esperimento durante l’ evento “ Circle of Life” tenutosi a Trieste, in collaborazione con il fisico russo Konstantin Korotkov . Il dottor Korotkov ha sviluppato un’apparecchiatura in grado di visualizzare la distribuzione del campo energetico delle persone e di qualsiasi altra cosa, compresi metalli, sassi, piante, acqua ecc…
Oltre ad evidenziare questo campo, questo strumento (il GDV) riesce a monitorare ed evidenziare l’influenza che le persone e l’ambiente esterno possono avere su di esso. In altri termini, nel caso specifico, abbiamo monitorato per circa tre ore una bottiglia d’ acqua, e il rispettivo campo energetico.
Durante questo tempo, nella sala del convegno dove si teneva l’evento, sono state svolte attività varie, tra cui un canto armonico collettivo, e pratiche guidate di vario tipo, tutte volte a creare un ambiente “armonico”. Ma come si è reso evidente in un grafico mostrato in sala successivamente, il momento in cui il dottor Korotkov ha evidenziato una maggior influenza sul campo energetico dell’acqua, rendendolo più intenso, è stato quando ogni persona in sala, per appena qualche minuto, ha mandato all’acqua un intenzione di amore , armonia o guarigione, seguendo la propria rispettiva pratica.
Non sappiamo quanti esperimenti siano stati fatti in sala con tutti i partecipanti a lavorare assieme, e misurandone i risultati, ma di certo non è pratica comune, ed è stato emozionante.
Il vero successo di questo esperimento è stato che il risultato maggiore, è avvenuto con il lavoro e la partecipazione di tutti i presenti ,ognuno seguendo le proprie pratiche, non livellandole ad un’unica e migliore rispetto alle altre, ma connettendole e indirizzandole in uno scopo comune.
Ed era esattamente ciò di cui eravamo convinti, ciò che tenevamo ad evidenziare, quello che i relatori stessi presenti all’evento, rappresentanti di tradizioni antiche o esponenti di scienze moderne ci hanno ribadito:
Il cerchio della vita ha molte voci, che cantano la stessa canzone, interpretandola e arricchendola con i propri differenti colori.
Non sappiamo di certo che significato possa realmente avere questo esperimento, e la portata di altri esperimenti del genere. Possiamo tuttavia incominciare ad avvicinarci ad una comprensione diversa sull’ impatto che abbiamo sul nostro mondo, come singoli individui e come collettività. Se tutte le persone che fanno reiki, yoga, pranic healing, reconnection, shiatsu, sciamanesimo hawaiano, percorsi nativo americani, andini ecc… ma anche quelle che non seguono nessuna di queste pratiche o vie, ma semplicemente ricercano la bellezza nella propria vita, trovassero un focus comune, camminando le proprie parole come direbbero i nativi americani, allora forse vedremmo un maggior equilibrio tra la luce e l’oscurità come dicono i maya, o forse potremmo incominciare a cambiare il sogno di questo pianeta, secondo la visione tolteca.
Questa visione delle cose ha unito le diverse realtà che hanno partecipato all’evento, l’intento ora è quello di ampliare le connessioni, e renderle pratiche, ed è per questo che abbiamo indicato delle date, concordate con tutti i gruppi che hanno aderito al nostro progetto, in Italia e nel mondo, dal Giappone all’Australia ,dal Perù alle Hawaii, dove unire i nostri intenti in una direzione comune, per rafforzare il legame, e lavorare assieme.
L’ultima domenica di ogni mese, dalle 17 alle 18, ognuno a suo modo con la modalità con cui si trova a proprio agio, manderà un intento di amore, armonia, guarigione al cerchio ideale che ci connette tutti e in particolare alle acque di Fukushima, l’area del Giappone, che recentemente è stata compromessa dalle radiazioni. Questo per almeno sei mesi.
Il Dottor Masaru Emoto, , famoso per il suo spettacolare lavoro sulla memoria dell’acqua, ha reagito in maniera entusiasta a questo progetto, e si è detto disponibile a rilevare dei campioni delle acque di Fukushima, prima e dopo questo periodo in cui si effettueranno le connessioni al cerchio della vita, in modo che si potranno vedere eventualmente i risultati del lavoro collettivo attraverso le sue foto dei cristalli d’acqua ottenuti con questi campioni.
Interessati a questo esperimento si sono detti sono anche i membri dell’ Hert math institute, ideatori del progetto Global Coherence, che studiano da anni, con vasta documentazione, in maniera rigorosamente scientifica e su scala mondiale, gli effetti della coscienza coerente e globale sul nostro pianeta. Il loro è un lavoro illuminante che ci sentiamo di condividere e appoggiare completamente.
Sarà un’altra occasione per creare connessioni tra le persone.
Se espandiamo il concetto iniziale che noi siamo tutti cellule di un unico corpo, che chiamiamo umanità, al nostro pianeta, allora potremmo dire che le piante e gli alberi che condividono con noi questo mondo potrebbero facilmente essere immaginati come i polmoni della Terra. Gli animali, potrebbero essere la carne ed il cuore pulsante di questo corpo, i minerali le ossa, i mari ed i fiumi logicamente il Sangue, l’essenza vitale .
E l’uomo? Quali sono le nostre capacità? Quale il nostro apporto a questo sistema perfetto ed elegante? Noi abbiamo un’unica capacità, noi abbiamo coscienza di noi stessi e del creato.
Noi siamo il sistema nervoso di questo mondo. Abbiamo coscienza della nostra realtà, attraverso i nostri sensi, espressi nel nostro sistema nervoso, che connette interno ed esterno mettendoli in comunicazione. Così, quello che ci viene chiesto è di essere la coscienza di questo pianeta, tutti assieme, i custodi della Terra, come le tradizioni antiche ci indicano da sempre. E se non svolgiamo il nostro compito, non è difficile intuirne le conseguenze. Dobbiamo recuperare il nostro ruolo nell’armonia della vita, dobbiamo trovare ciò che ci appartiene e compete, dobbiamo connetterci tra noi , e stabilire una comunicazione con il nostro mondo.
Sembra ambizioso forse, ma non abbiamo tante altre scelte. Racconta una vecchia storia, che una volta esisteva un villaggio ai piedi di una grande montagna. Questa montagna era così grande che non permetteva alla luce del Sole di far filtrare i suoi raggi. A causa di questo, i raccolti crescevano a stento, e i bambini nascevano rachitici e malaticci. Finchè un giorno il vecchio del villaggio, così anziano che nessuno sapeva quanti anni avesse, e rispettato da tutti, si avviò verso la montagna con un cucchiaio in mano. A tutti parve un comportamento strano, qualcuno ipotizzò che fosse ormai uscito di senno. Solo poche persone ebbero il coraggio di avvicinarsi a lui e chiederli cosa stesse facendo e quali intenzioni avesse.
Il vecchio molto tranquillamente rispose :” Vado a spostare la montagna.”
E prima che le persone potessero obiettare, o cercare di dissuaderlo, aggiunse:
” So benissimo che non la vedrò mai spostata, e magari toglierò solo alcuni sassolini, ma qualcuno da qualche parte dovrà pur cominciare?”.
Il Cerchio della Vita, le connessioni domenicali, il progetto della Global Coherence, forse saranno solo una piccola goccia nel grande mare che ci contiene, ma senza porsi aspettative, da qualche parte qualcuno dovrà pur cominciare a rispondere alla domanda iniziale….
Con la coscienza che siamo un unità chiamata umanità, dove possiamo andare tutti assieme mettendo in coerenza i nostri cuori e le nostre menti, in un intento comune di armonia e pace?

Scritto da
Rodolfo Carone e Francesca Tuzzi – by Gendai Reiki

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