Il delicato rapporto tra spiritualità, civiltà ed arte

L’impasto umano, la complessa mescolanza di materia e trascendenza che unisce le persone…“, questo è stato l’intenso e affascinante tema dell’undicesima edizione di Torino Spiritualità, tenutasi dal 23 al 27 settembre scorso.
Per l’occasione, una serie di incontri e dibattiti hanno visto la partecipazione di personalità del mondo della cultura nazionale e internazionale, oltre a protagonisti di vari settori e credi religiosi, che si sono spinti alla ricerca di una narrazione capace di restituire un senso rinnovato alla parola 
Spiritualità nel mondo contemporaneo.
Mario CalabresiPietrangelo ButtafuocoFernando Savater, il teologo statunitense Matthew Fox, sono solo alcune delle personalità intervenute.
Impasto, è la parola alla quale è stato affidato il compito di unire in una sintesi efficace le componenti strutturali della persona umana, che è assieme, ineluttabilmente, Spirito e Materia, per quanto questo incontro possa essere complesso e faticoso.

Cosa può voler dire, oggi, essere una mescolanza di materia e trascendenza? Quale posto è riservato alla spiritualità nelle nostre vite?
Siamo materia, in quanto uomini fatti di carne e di ossa, eppure la trascendiamo per avvicinarci a quello Spirito che per troppo tempo è stato bandito dai linguaggi consueti, dalla contingenza vorticosa della quotidianità in cui la voce dei mass media stabilisce la rotta di un linguaggio dominante sempre più orfano di parole salvifiche.
Quali sono, dopo i tentativi spesso disastrosi operati nel secolo scorso di fondere 
Spirito e Materia, le prospettive odierne di questo incontro?
Occasioni come gli incontri di 
Torino Spiritualità hanno il compito di ristabilire qualche centralità, di ritrovare quelle parole smarrite per rileggerle e aggiornarle di contenuti nuovi, o semplicemente per riscoprire quelli antichi e originari.
Ad essere riscoperto è anche il delicato, ma insopprimibile, rapporto che intercorre tra 
SpiritualitàCiviltà e Arte.

Negli ultimi tempi – tempi di crisi strutturali e globali – la parola Spiritualità è stata addirittura abusata, persino in contesti non necessariamente clericali. Segno di un bisogno profondo di riscoperta che investe gli strati più profondi della società.
Eppure non è emerso, da scritti e riflessioni recenti, nessuna associazione esplicita del termine 
Spiritualità con il termine Civiltà, sebbene sia così forte la portata valoriale di questa parola, espressione di un sentire collettivo che non si riduce all’espressione culturale contingente, ma la supera per accogliere significati più estesi e strutturali.
Lo stesso si dica per l’
Arte.
L’
Arte ha sempre avuto un ruolo fortissimo nella storia, proprio come medium tra Civiltà e Spiritualità, perché in constante dialogo con quell’Assoluto tanto sfuggente e tanto necessario.
Era proprio attraverso questo dialogo che si operavano le trasformazioni più profonde della 
Civiltà, le acquisizioni umane più significative, le illuminazioni individuali e collettive.
Ciò che si auspica è, dunque, una riscoperta più che una scoperta. Un riappropriarsi di valori e prassi che vadano oltre la superficiale valutazione estetica di un’opera d’arte, di una poesia o di uno spettacolo teatrale.
Ciò che si auspica è che l’uomo torni ad essere consapevole della forza che solo l’unione di questi valori è in grado di generare.
E non accorrono conversioni nel senso classico, occorre soltanto un ascolto più profondo e attento nei confronti dell’immensa forza vitale che ci circonda e che, insieme, ci pervade.

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