LA COINCIDENZA DELLE FORME

Le forme indicano, dialogano, esprimono, richiamano immagini e concezioni, spostano il piano di ascolto e riflessione in una direzione precisa: quelle indicata dalle forme.

Sono interpretabili e per questo universali, sono invisibili fino a quando suscitano un pensiero che rimanda ad un principio molto semplice (o semplificante? :-)): “CHE COINCIDENZA!”

  • Assomiglia a questo
  • Sembra proprio quest’altro
  • E’ incredibile
  • E’ curioso

Mi sono soffermato brevemente per ammirare una piccola pietra a forma di cuore… ne sono capitate tante sul mio cammino, le considero un piccolo, gradito richiamo verso qualcosa di buono e di bello che dura magari pochi istanti: il tempo di osservare, magari fotografare e poi proseguire oltre.

Quando il nostro sguardo incontra queste forme le associa a delle sembianze e quindi a qualcosa o qualcuno, dalla materia inanimata (ma lo è veramente?) prende vita qualcosa di diverso, è come un ponticello di legno, quelli che attraversano i ruscelli, consente di fare più comodamente alcuni passi. E questo piccolo ponte siamo noi, attraverso l’osservazione, la sensibilità, la creatività, la fantasia e l’immaginazione a veicolarlo per dare vita a un pensiero di ordine “maggiore” che già appartiene al mondo delle azioni: il gesto di raccoglierlo o semplicemente di osservarlo, quello di fotografarlo, quello di trasmetterlo.

Qual piccolo gesto ha attivato i miei pensieri e così mi sono ritrovato ad inanellare pensieri successivi, via via sempre più ampi fino a quando ho iniziato a chiedermi: “Ma dove porta tutto questo? Qual’è la direzione?”

Pochi attimi dopo ho trovato una risposta, più mirata, precisa e insolita: nella sua precisione ho ovviamente iniziato un percorso di riflessioni e considerazioni più ampio, spostando i miei piani di riflessione verso considerazioni tecniche (le casistiche, le statistiche delle forme, le combinazioni aritmetiche) per poi entrare nel magico regno delle fiabe dove tutto prende vita dalle forme, le forme prendono vita dai sogni, dai desideri, in una giocosa e magica danza interattiva in cui lo scambio è più avanzato, si arricchisce di possibilità diverse, è un pò come un terreno che diventa via via più fertile, bagnato dalle sorgenti dell’immaginazione iniziano a crescere germogli e fiori, l’interazione provoca domande e CREA risposte.

Non siamo sul piano della conoscenza e meno che mai della scienza, siamo nella TERRA DEGLI SPECCHI dove tutto si riflette a oltranza, l’angolazione, la grandezza, la forma dello specchio incidono nella quantità di immagini che si vengono a determinare e questo spazio di riflessione è ora più grande, può giungere persino a coinvolgere le nostre sfere più profonde: quella emotiva, quella cognitiva e quella spirituale.

Oppure no. Niente di male.

Osservo al tempo stesso che decine di altri viandanti sono altrove rispetto a me, lo sguardo è centrato altrove, magari in un selfie da condividere sul proprio profilo per guadagnare qualche preziosissimo like o più semplicemente sono sul loro sentiero, presenti serenamente in uno spazio tradizionale che li porta da qui a là raccogliendo, o non raccogliendo, altri pensieri, magari spengono i pensieri stessi per un’esigenza di altro genere. Osservo. E va bene così.

Questa multilibertà dell’essere e del vivere è una delle basi più preziose per la ricchezza sociale, la diversità, qualcuno ha l’arte del dipingere e altri quella della danza, della musica, qualcuno costruisce il mattone ed altri edificheranno la casa, il grattacielo, i ponti e le città… Osservo tutto questo e percepisco una grande ricchezza che risiede proprio nella versatilità che ci distingue, determinando un tessuto che ci unifica nel grande disegno della vita.

E sì… due banalissimi sassi dalla forma poco più che qualunque hanno innescato una sequenza di pensieri che hanno di molto rallentato la mia marcia. Proseguo nel cammino con un insolito sorriso interiore, mi chiedo che senso ha questo mio pensare, questo mio sentire, cerco di riconnettermi alla realtà del momento e salire, passo dopo passo, verso il traguardo tradizionale che giustifica e ottimizza l’impegno e la fatica di ogni singolo camminatore: la vetta.

Si: ma QUALE realtà?

E’ come se mi sentissi osservato. Come se qualcuno si divertisse a osservare questo saliscendi tradizionale cercando di pescare, nel mazzo, chi mai si potesse soffermare a cogliere una forma.

Ormai ho spostato il mio piano di attenzione e mi sento parte di una dimensione diversa, è come se avessi varcato una soglia… Non ho bevuto altro che acqua di fonte, sì… magari era intossicata da qualche fungo allucinogeno o magari la stanchezza, l’età…

Possibile che vedo forme dappertutto?

Ma soprattutto: è possibile che nessun altro le stia osservando? I Troll non esistono, ovvio, sono frutto di qualche leggenda nordica che si è radicata diventando persino merchandising per il moderno gioco del consumismo turistico, ci mancherebbe altro, qualcuno ha visto qualcosa (una forma?) e da lì con quel tocco di fantasia, sono nate fiabe, racconti, tramandate nei secoli hanno accompagnato intere generazioni, sono giunte ai giorni nostri e sono persino su internet, nei negozi.

Credo ci siano miglia di pupazzetti, centinaia di racconti, milioni di persone che sappiano perfettamente cosa siano con la meravigliosa consapevolezza che non esistono. Le cose che esistono sono altre, di altro genere, quelle che possiamo prendere, avere, possedere, sfruttare, toccare con mano…

Ecco sì.. mi fermo qui, Mi fermo, Ora. E osservo.

Allungo la mia mano per toccare, toccare con mano…

Sì.

Esiste.

Tranquilli.

E’ solo una coincidenza.

Certo che è solo una coincidenza.

O forse no?

E tu, intanto, sei giunto fino a qui, a queste ultime righe. E’ una coincidenza, ci mancherebbe altro. Ma queste forme, intanto, le hai osservate anche tu.

Non so perchè ma ho la sensazione che qualcuno, in questo momento, stia ridendo di noi…

scritto da Paolo Goglio

 

 

 

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