L’esoterismo secondo Jung

L’approccio scientifico di Jung
Jung fu uno tra i più illustri psichiatri e psicoanalisti del ‘900 e nonostante il suo sodalizio professionale e collaborativo con il padre della psicoanalisi Freud, ci fu un momento in cui prese una strada molto diversa, quella dell’occulto, finendo in aperta contraddizione con il collega di vecchia data.
Un aspetto poco conosciuto di Jung fu la sua propensione verso l’esoterismo che entrò evidentemente in conflitto con la scienza, ma che in lui ha avuto probabilmente un ruolo anche nella formulazione delle teorie finali.
Lo sostiene, oltre a Marco Trevi, anche Marco Innamorati nel suo libro dedicato alla studioso dove analizza in modo approfondito il lavoro e il percorso anche umano, che porterà Jung ad approdare verso terreni affascinanti quanto improbabili, se correlati ai suoi studi professionali.
Lo stesso Jung viene descritto come un uomo dal pensiero inquieto, sempre nell’atto di revisionare i suoi testi sottoponendoli a una sorta di esaurimento che lo portava ad arricchire, e talvolta a cambiare, le sue stesse posizioni di partenza.
Inevitabilmente un tale percorso di pensiero lo portò anche a una visuale eccentrica della psicoanalisi, che era lontanissima dalle teorie freudiane.
Jung infatti non accentrò di certo il suo pensiero prediligendo il ruolo dell’inconscio, ma andò verso qualcosa di più pratico che incideva direttamente sulla vita umana in modo concreto.

L’incerta psicologia di Jung
Il suo continuo mutamento nel riscrivere i suoi testi lasciava intendere che le sue teorie erano basate su un’insicurezza di fondo, che gli impediva di raggiungere i livelli di affermazione che invece proponeva Freud, che mai tornò sui suoi passi.
Jung invece cambiava addirittura il titolo ai suoi testi ed è inimmaginabile anche solo pensare che lo stesso Freud potesse revisionare e modificare un testo fondamentale come “L’interpretazione dei sogni”.
Jung finisce insomma per apparire contraddittorio, anche se nello stesso tempo riesce a produrre e a danneggiare tutto quello che produce in termini di pensiero.
Lo stesso Innamorati parla dello sviluppo del lavoro dello psichiatra e anche antropologo che, invece di andare verso l’alto, tendeva a rimanere solo a livello orizzontale, quindi non si elevava, anche se era grande, potente ma comunque penalizzato.

L’ipercriticità di Jung
E’ probabile che i paletti al lavoro di Jung dipendessero dal suo essere ipercritico proprio verso se stesso, che è anche un aspetto molto raro quando si tratta di studiosi di psicologia e materie affini.
Una riprova di questo aspetto di Jung la si può riscontrare quando tra lui e Freud si creò una distanza ormai incolmabile nel 1913. Jung affermò, durante il Congresso di Psicoanalisi di Monaco, che la teoria di Adler era valida e legittima. Adler era però stato bandito dalla psicoanalisi e andava in diretto contrasto con Freud.
Jung sosteneva infatti che si potevano applicare diverse teorie per l’analisi di un caso clinico, quindi erano analizzabili sia secondo il pensiero di Adler che di Freud (sessualità inconscia VS volontà di potenza)
Jung non temeva l’inconscio e per tale motivo probabilmente arrivò a essere attratto dall’occulto, dall’esoterismo fino all’alchimia. Tutti argomenti che lo incuriosivano e che probabilmente influenzarono la sua professione al punto che divenne solo una facciata per apparire tra la gente, mentre in realtà aveva aderito al ruolo di “adepto”.

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