Un viaggio nelle vie dei Dervisci Rotanti

La Turchia è una nazione ricca di luoghi storici di grande interesse, monumenti e palazzi architettonici che rappresentano sia l’arte islamica che quella greca e che simboleggiano una cultura che poggia le sue basi su un modo cosmopolita d’intendere la vita. In questo incontro ideale tra oriente e occidente il turista interessato può trovare qualcosa di alternativo alle solite spiagge e allo shopping sfrenato, magari scoprendo una vacanza dall’alto valore spirituale.

Quindi organizzare le proprie vacanze in Turchia significa visitare una terra ricca di cultura e storia, che dà grande importanza a concetti profondi quali la conoscenza di se stessi attraverso arti millenarie come quella che praticano i dervisci, o meglio, i monaci danzanti, che si esibiscono in suggestive rappresentazioni artistiche e musicali in città come Konya, situata sugli altopiani dell’Anatolia. I Sufi, o meglio i “puri”, sono i grandi interpreti della danza dei dervisci e rappresentano la misticità islamica in tutta la sua essenza. Attraverso millenni di storia, i Sufi si sono affermati in Turchia attraverso pratiche terapeutiche individuali e di gruppo create per rappresentare l’abbandono dell’egocentrismo tipicamente umano per favorire la ricerca di un rapporto con Dio e la spiritualità il più marcato possibile.

turchia2Tutto ha inizio quando il Maestro Sufi legge alcuni versetti del Corano poi, al suono dei nay, tipici flauti verticali, questi monaci danzanti ballano eseguendo rapide giravolte che rappresentano i movimenti degli astri, per poi togliersi il manto nero che li ricopre lasciando spazio soltanto ai loro classici abiti di lana bianca, simbolo di purezza. Mentre la coreografia continua, i dervisci si mostrano nelle loro ampie gonne, tipiche della tradizione islamica, e con un cono di feltro rosso che costituisce il loro caratteristico copricapo. Poi al suono dei Küdum, piccoli tamburi in cuoio ricavati dalla pelle di capra, il rituale prosegue con il monaco che nella danza va alla ricerca di un totale abbandono di sé, di un senso d’estasi.


Assistere a una cerimonia di questo tipo è interessante sotto molti punti di vista per quanti di voi vorranno ammirare la Turchia non soltanto attraverso i suoi locali o i soliti itinerari turistici da viaggio organizzato, ma anche per rendersi conto di una tradizione millenaria che viene ancora oggi praticata e che rappresenta un momento di grande pathos. La danza dei dervisci, chiamata anche “samazen”, è oramai divenuta patrimonio culturale dell’Unesco e quindi un bene da preservare in modo assoluto. Il termine “derviscio” rappresenta ancora meglio il concetto della cultura sufista: questa parola ha assunto negli anni il significato di “colui che cerca il passaggio”, quindi a livello mistico rappresenta il passaggio tra una soglia materiale a quella più sublime di vicinanza con Dio.


Il periodo più interessante per poter assistere a una cerimonia derviscia è quella inerente al periodo che va dalla prima settimana dopo il 17 dicembre, giornata storica cui viene commemorato Mevlana Celaleddin Rumi, fondatore di una delle tante confraternite Sufi. Potrete accedere ai numerosi conventi di Istanbul chiamati “tekke” in cui l’ingresso è gratuito per i primi tre giovedì del mese e, a Galata Mevlevihanesi, potrete partecipare alla cerimonia domenicale della danza dei dervisci.


Infine è bene precisare qual è l’insegnamento tipico dei Sufi: quello della tolleranza e del rispetto reciproco fondato sul dialogo tra ogni forma di religione, per acquisire una coscienza migliore e per stare in pace con se stessi. Se siete di passaggio in Turchia, quindi, e volete visitare città come Istanbul, Konya e Cappadocia, provate a praticare anche voi la via dei dervisci rotanti: scoprirete, forse, che si è trattata di una tappa fondamentale per la vostra vita e, soprattutto, per la vostra spiritualità.

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