Sogni e numeri: le origini della simbologia e l’interpretazione

L’attività onirica è un argomento che da sempre affascina e mette l’uomo nella condizione di porsi domande di diversa natura in relazione alle immagini elaborate.

Ai giorni nostri quasi nessuna cultura interpreta i sogni come manifestazione metafisica.
I numeri che appaiono nella fase del sonno sono di solito interpretati come una rielaborazione della mente agli avvenimenti della vita.
Ogni numero da zero a nove assume un significato preciso che, anche non dandogli un valore profetico, analizzato e compreso può aiutare a dispiegare meglio la realtà elaborata dall’inconscio. E’ possibile fare un’analisi piuttosto approfondita sul significato dei numeri nei sogni: in questa pagina viene riportato un esempio interpretando il significato di ogni numero sognato e un metodo di interpretazione dell’intero sogno.

La tradizione partenopea è l’unica che ancora oggi considera l’interpretazione onirica come un valore aggiunto che può portare ricchezza.
Alle immagini viene associato il numero corrispondente indicato nel libro della Smorfia.
La corretta crittografia del sogno può quindi indicare la vincente combinazione numerica da giocare al lotto.

Tuttavia, le origini di questa credenza sono molto più antiche di quanto si possa credere e spesso legate significati profetici.

I disegni rupestri trovati sulle pareti delle caverne evidenziano come già dall’epoca preistorica esprimere e raccontare i sogni, probabilmente per cercare di capirne il significato, fosse un bisogno comune.

Durante il corso della storia quasi tutte le popolazioni antiche hanno cercato di dare un senso alle rappresentazioni notturne che avvengono nella mente.

Con l’evoluzione del pensiero si è cercato di trovare il significato dei numeri nei sogni.
Antichi manoscritti babilonesi riportano un sogno fatto dal principe Gilgamesh.
Tale evento fu interpretato dalla madre come una comunicazione profetica per rassicurare sulla prosperità e sulla forza del principe stesso.

I sogni cominciano così ad essere definiti delle verità, delle premonizioni, che la mente presenta in modo chiaro e nitido se si capisce come interpretarle.
Prima i Sumeri e dopo i Greci amplificarono e diedero così credito a tale concetto da ritenere che tramite l’incubazione, un rituale che imponeva di dormire in un luogo posto sotto terra, il sognatore avrebbe potuto avere un’attività onirica più profonda e più proficua per scorgere eventi profetici.

L’interpreazione dei sogni utilizzata come strumento metafisico pervade tutta la cultura dell’antico Egitto.
Questi ritenevano infatti che le visioni oniriche fossero il modo in cui le divinità e i defunti entravano in contatto con gli uomini.
Non erano però ancora i numeri i protagonisti di queste traduzioni bensì la fonetica, le espressioni e soprattutto i giochi di parole.

Il concetto di sogno rivelatore della volontà divina era comune anche al popolo ebraico.
Questi ritenevano che non fossero solo le immagini la manifestazione del progetto di Dio, ma anche la capacità di comprenderle e tradurle.
Chi sa leggere la realtà nei sogni lo fa perché ispirato dalla divinità.

Artemidoro di Daldi, un filosofo greco, fu il primo a racchiudere in un libro una serie di sogni descritti e interpretati, dando così vita alla onirocritica, la scienza che studia l’interpretazione dei sogni.

Il concetto fu poi ripreso anche da Sigmund Froid che, come avevano già fatto i Romani, spogliò l’elaborazione onirica della contestualità divina definendola esclusivamente una manifestazione del proprio inconscio.
Ciò che sogniamo non è altro che l’elaborazione degli avvenimenti che ci hanno colpito in fase di veglia, o l’incarnazione di desideri.

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