COVID-19: Lezione esemplare!

La globalizzazione ha portato alla diffusione su scala mondiale di quello che avrebbe potuto essere un piccolo e ristretto fenomeno di contaminazione, ma oggi il mondo è interconnesso ad ogni livello e gli uomini, le merci, i mezzi e i batteri si spostano con impressionante velocità e semplicità.

Grazie ai voli low-cost milioni di aeroplani sono sempre in viaggio per trasportare avanti e indietro i nomadi del XXI secolo, una umanità instabile, impaziente ed eternamente insoddisfatta che vuole tutto perchè ha bisogno di tutto, senza limiti di sazietà: obesità alle stelle, inquinamento scriteriato e consumi esasperati di tutte le risorse disponibili. Eppure un piccolo bacillo è riuscito a mobilitare l’intera comunità mondiale imponendo uno stop immediato a una infinità di attività e abitudini.

Una perfetta dimostrazione di solidarietà ed efficienza su scala mondiale, un esempio di globalizzazione che dimostra esplicitamente che quando la comunità internazionale decide di attivarsi per affrontare un problema che la coinvolge direttamente, sa perfettamente attivarsi in tempi immediati a costo di fermare l’intero meccanismo di produttività e interazione sociale.

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E allora perchè di fronte alle reiterate e incontrovertibili richieste di attenzione relative alle cause che determinano il riscaldamento climatico, l’inquinamento e lo sfruttamento, l’utilizzo di prodotti dannosi per l’ambiente e quindi anche per l’uomo che vive e popola l’ambiente, prevale il menefreghismo più totale?

Perchè da decenni la deforestazione avanza, i combustili fossili sono ancora ricercati e utilizzati, i consumi sono sempre e solamente incentivati da pubblicità ingannevoli e dati falsificati, perchè i grandi paesi si sottraggono all’impegno di diminuire l’inquinamento, perchè non possono diminuire la produzione, perchè gli allevamenti intensivi e lo sfruttamento delle acque non sono controllati, perchè le reti telematiche sono sempre più diffuse e potenti nonostante gli studi dimostrino la loro pericolosissima letalità?

Sono veramente tante le domande che possiamo farci in un momento in cui il mondo scopre di potersi fermare, se lo desidera, ma questa non deve essere solamente una pausa di riflessione nell’attesa di poter tornare nuovamente a riconsumare tutto come se fossimo immersi in un gigantesco frullatore in cui necessitiamo di cambiare auto, telefono, televisore e computer ogni 2-3 anni, in cui tutti girano come moscerini impazziti per scattare selfie da condividere in ogni angolo del mondo, gli abiti vanno fuori moda quando è finita la stagione e i passatempi vanno a ruba perchè nessuno sa come ingannare il tempo.

Oggi un piccolo bacillo ci insegna che il tempo è la nostra unica risorsa e in particolare quel meraviglioso arco cronologico che siamo chiamati a vivere qui, sul pianeta che ci ospita con estrema abbondanza e generosità ma viene ripagato con lo sfregio di una umanità psicotica che distrugge la terra, l’aria, l’acqua, le specie animali e vegetali, distrugge la ragione e l’intelletto, la razionalità, il senso della vita e la gratitudine che dovremmo riconoscere alla vita stessa.

Probabilmente dietro a tutto questo c’è un business più grande ancora che alimenta e traina questa inedita ondata di allarmismo, questa esasperante psicosi del controllo. Nel 1970 l’influenza spaziale contagiò 13 milioni di italiani ma i toni della comunicazione erano completamente diversi, addirittura non si parla di decessi ma di passaggio a miglior vita, con tanto di musichetta spensierata come sottofondo.

Non possiamo dire e meno che mai sapere cosa ci sia veramente dietro a tutto questo e la diffidenza non ci aiuta ad affrontare serenamente una situazione che dal punto di vista sociale è molto grave e non ha ancora un futuro definito e prevedibile.

Prendiamo però questa preziosa lezione di globalità per rivedere moltissime abitudini planetarie, per ricalibrare il concetto di ricchezza, per riposizionare le priorità e i valori, cercando di definire una scala diversa in cui nel futuro possa essere ricordato come un momento di svolta in cui tutti sono scesi dal pero per scoprire le cose più semplici: è possibile fermare il frullatore, spegnere la produttività, fermare gli spostamenti, scambiare il denaro del mancato guadagno con il tempo che ci costringe a restare fermi, magari chiusi con il proprio nucleo familiare senza neppure la possibilità di recarci al centro commerciale per fare shopping compulsivo, senza spendere cifre abnormi per una partita di calcio o un concerto, cucinare in casa anzichè andare ad affollare il Mc-donald, i fast-food e i ristoranti d’élite.

Nel frattempo tutte le aree geografiche interessate dalla diffusione del Coronavirus Covid-19 hanno già quasi azzerato l’inquinamento: questi sono segnali da leggere e interpretare con estrema attenzione! Perchè quando l’epidemia sarà superata, quando le case farmaceutiche si saranno decise a diffondere un vaccino per arricchirsi e debellarla, i grandi potenti torneranno ad ignorare le richieste di attenzione e i grandi canali di comunicazione torneranno ad incentivare i consumi, gli spostamenti e la presunta necessità di ritornare ad una vita normale. Ma di normale, attualmente, non c’era già più nulla!

Ed è clamorosamente inutile gridare ai quattro venti lamentele fini a se stesse, incolpare le generazioni precedenti che sono, al contrario, le prime generazioni nella storia dell’umanità ad aver avviato campagne di tutela del patrimonio ambientale. In un’era in cui non c’erano il web, i social e il telefonino gli ambientalisti (quelli veri) hanno fermato il nucleare in Italia e oggi siamo tra i pochi paese industrializzati al mondo a non aver accolto gli immensi coni di raffreddamento dei reattori, abbiamo istituito migliaia di riserve naturali e definito centinaia di leggi a tutela del bracconaggio, dell’edilizia abusiva e dello sfruttamento costiero. 

Si ipotizza persino che un possibile vettore del contagio sia stato proprio il pangolino, (fonte Il Fatto) un simpatico mammifero da noi sconosciuto ma molto diffuso proprio, guarda caso, in Cina, dove viene cacciato illegalmente al punto di rischiare l’estinzione (fonte Corriere – fonte RAI) e qui il Karma potrebbe intervenire per sottolineare le mille conseguenze dei meccanismi causa-effetto.

Ma le generazioni attuali sono abituate al tutto e subito, sono abituate ad assembrarsi per manifestare contro qualcosa e contro qualcuno propagando, esattamente come virus, un senso di impotenza e sofferenza che aumenta solamente il livello di insoddisfazione nei confronti della vita, senza per questo portare il beneficio di una speranza.

Ecco: è proprio questo il punto.

Il Covid-19 ha certamente danneggiato molti paesi, molte persone, molte comunità, molte aree, ma se osserviamo quello che sta accadendo potremmo renderci conto che il vero contagio è quello che ci ha portato ad essere una umanità globalmente accecata dal potere, malata di denaro e di consumi, centrata sull’avere, sul fare, sul possedere, sul conquistare e mai sull’essere. 

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Ora c’è una speranza: che la consapevolezza di poterci fermare possa portarci, nel post-coronavirus, a ripartire in un modo diverso, consapevoli che le forze si possono unire, che i paesi possono fare qualcosa, se solamente decidono di farlo. Possono cambiare molte cose perchè molte cose, già oggi, stanno cambiando.

Facciamo fronte, con estremo impegno, a questa grave epidemia su scala mondiale ma poi, forti della dura lezione, facciamo fronte definitivo e risolutivo agli immensi danni causati dalla globalizzazione. Possiamo fermare un piccolo bacillo e lo faremo, fermiamo anche il vero, principale male, alla radice del sistema: quella incapacità di fermarsi per dire basta all’autodistruzione planetaria.

Paolo Goglio

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