La spiritualità nell’arte
La Spiritualità
Parlando di “Spiritualità nell’arte”, che è proprio il titolo di un’interessante mostra che si è aperta il 15 maggio scorso a Cuneo, a cura di Ermanno Tedeschi e organizzata dall’associazione “Artaria”, bisogna riferire sul significato di “spiritualità”: la spiritualità è un “sentire” che va al di là della materia, cosicché, quest’ultima, diviene un mezzo attraverso il quale, la spiritualità può palesarsi o meno, a seconda delle necessità interiori di ciascun essere umano. Quindi, la spiritualità è un universo di emozioni interiori, che danno nutrimento a tutto quello che è il nostro essere senza materia e che la gran parte di noi, chiama, anima.
La spiritualità nell’arte
Più precisamente, la spiritualità nell’arte è un fenomeno che l’artista “Vassily Kandisky”, padre dell’astrattismo pittorico, ha sperimentato e teorizzato nel suo saggio “Lo Spirituale nell’arte”. Egli dichiara che “l’arte agisce sul sentimento e quindi può agire solo col sentimento”, che, “l’artista deve essere cieco alle forme note e meno note, sordo alle teorie o ai desideri della sua epoca. Deve fissare gli occhi sulla sua vita interiore, tendere l’orecchio alla necessità interiore.” ” E’ bello ciò che è interiormente bello. Per “bello” non intendiamo la morale, ma ciò che affina o arricchisce l’animo”.
E’ in questa visione di Kandisky, che si svolge la mostra “la spiritualità nell’arte”, che resterà aperta fino al 28 giugno, presso il Convento monumentale di San Francesco, a Cuneo, in via Santa Maria. Ed è proprio dell’osservatore, il compito di approfondire l’universo interiore dell’animo. Partecipano alla mostra, opere di artisti di livello internazionale, quali: Samuel Havadtoy, Angela de La Cruz, Daniel Schinasi, Darren Almond, Michal Rovner, Wang du, Steven Shearer, Alfredo Pirri, Tony Gragg, Sandro Chia, Menashe Kadishnan, Aldo Mondino, Emilio Isgrò, Francesca Leone, Giovanni Albanese, Shirim Neshat, Jon Fabre, Joseph Kosuth, Ettore Spalletti, Enrico de Paris, Tobìa Ravà, Hans Hartung, Anna Eva Bergman, Bruna Biamino, Valerio Berruti, Giuseppe Penone, Olimpia Ferrari, Ezio Gribaudo, Giorgio Griffa.
La spiritualità di Menashe Kadishnan, uno dei padri dell’arte israelita, la troviamo nel significato religioso delle sue pecore con occhio umanizzato, simboleggianti il sacrificio umano. Interessante e delicato, il senso di spiritualità, nei dipinti di Daniel Schisano, raffigurato attraverso la quotidianità. Mentre le fotografie di Darren Almond e Steven Shearer, così come le opere di Samuel Havadtoy, Sandro Chia e Alfredo Pirri, trascendono la materia, attraverso il proprio sentire della memoria. Preghiera e religione sono rappresentate nelle fotografie di Olimpia Ferrari e Bruna Biamino, e nell’opera di Shirim Neshat. Giovanni Albanese, Angela de La Cruz e Wang du, raffigurano i sentimenti che scaturiscono dalle fragilità umane. Francesca Leone, grazie all’utilizzo di materiali misti, rappresenta con spiccata sensibilità, un sudario che ricorda la Sacra Sindone.
E’ attraverso le forme, i colori, i simboli, la scrittura, la luce e lo spazio, che l’osservatore, fa propria, l’opera d’arte, che come diceva Kandisky, “è al servizio del divino”, quindi, dell’occhio interiore che è in ognuno di noi.